L’innesto è anch’esso un metodo di moltiplicazione delle piante, in cui è necessario però avere due individui, o organismi vegetali; è infatti l’unione di due piante, di cui una fornisce l’apparato radicale e l’altra la chioma. E’ possibile sempre grazie a quella caratteristica tipica e unica della cellula vegetale, di produzione del callo, cellule indifferenziate, e “saldatura”.
Si può effettuare su piante giovani e meno giovani: è la tecnica più recente utilizzata anche nelle giovani piante da orto, in cui si utilizza come portainnesto una giovane pianta nata da seme da pochi giorni e come “nesto” (parte che fornirà la chioma) una talea erbacea, in cui la cosa importante, per garantire un buon risultato, cioè un buon “attecchimento” (nome tecnico con cui si definisce la buona riuscita dell’operazione di innesto) è che i diametri delle due parti che andiamo a saldare sia molto simili tra loro.

È possibile anche innestare una pianta da frutto o ornamentale del nostro giardino, facendo attenzione non solo alle dimensioni dei rami/fusto che andiamo a innestare, ma anche all’epoca; l’ideale è eseguirlo nella stagione di attività del cambio (cellule che si trovano all’interno del fusto e che sono le responsabili della crescita in spessore del fusto stesso) che ad ogni ripresa primaverile iniziano l’attività di moltiplicazione e differenziano vasi, tessuti di sostegno e parenchimi che andranno a costituire la nuova cerchia, o anello.
In base al tipo di forma delle due parti che desideriamo unire e alla loro natura, si distinguono: innesti a gemma, (forma della gemma: scudetto, maiorchina, ecc…) (vedi figura) o a marza:, se la parte del nesto è rappresentata da un rametto o, appunto, “marza e anche in questo caso, in base alla modalità con cui si inserisce la marza, abbiamo: . innesto a spacco, a spacco terminale, ecc.

Perché si fa un innesto?
Per le piante da frutto generalmente si sceglie come portainnesto una varietà vigorosa, che conferisca una buona crescita e robustezza, e come “nesto” o chioma la varietà più interessante dal punto di vista del sapore, della produttività, dell’estetica. In altre situazioni si può scegliere il portainnesto perchè resistente ad un certo tipo di terreno, o a malattie o insetti presenti nel terreno.
Un’altra attenzione, oltre al periodo più adatto, è verificare che le due varietà, o specie che innestiamo siano tra loro compatibili o, meglio, “affini” tra loro. Si parla infatti di “affinità” d’innesto
Anche i grandi alberi si possono innestare, se vogliamo mantenere, o recuperare, un nostro significativo esemplare e c’è qualche problema di crescita o fitosanitario, possiamo innestarne i rami, sostituendoli con rami sani, magari anche, curiosamente, di varietà diverse l’una dall’altra, per ottenere un esemplare unico.
Sembra facile…
In realtà, spiegato così, sembra che tutti possano eseguire un innesto, e questo, in parte, è vero, ma…
La parte più difficile è probabilmente non tanto la “saldatura”, quanto la fase successiva, post-innesto, cioè le condizioni ottimali dell’ambiente in cui mantenere le piantine da poco innestate: se l’umidità relativa è troppo bassa, si rischia che la gemma nuova dissecchi e cada, se troppo elevata si possono avere marciumi, sempre nel punto d’ innesto.